Santi da scopertine/coprire
Beato Giovanni Maria Boccardo

Di Patrizia Solari


"Il vero amor del pensiero è un fuoco che non può stare chiuso, nascosto ed inoperoso, ma si manifesta al di fuori e prende tante forme quanti sono i bisogni degli uomini. L'amor del prossimo è un segno che ogni cristiano, ricco o povero, porta impresso non sulla fronte, ma nel cuore e nelle proprie opere".
(Giovanni Maria Boccardo)

 

Il 24 maggio scorso, Papa Giovanni Paolo II, in occasione della sua visita alla Sindone, ha proclamato a Torino tre beati: Teresa Bracco, uccisa nel 1944, a vent'anni, da alcuni soldati, non essendo riusciti a insidiarla; Teresa Grillo Michel, di famiglia aristocratica, che dopo essere rimasta vedova, si dedicò ai poveri e fondò le "Piccole suore della Divina Provvidenza", che furono sostenute dal beato Orione (molti avranno conosciuto le suore che hanno operato all'istituto di Lopagno) e Giovanni Maria Boccardo, sacerdote e fondatore delle "Povere Figlie di San Gaetano". 1) È di lui che vogliamo occuparci in questo numero della rivista, anche perché, nella grande e ricca famiglia della Chiesa, ci tocca un po' più da vicino, essendo prozio di una nostra amica che vive in Ticino.

Giovanni Boccardo nasce il 20 novembre del 1848, primo di dieci fratelli e sorelle, in una bella casa di campagna sulla collina di Testona di Moncalieri in provincia di Torino.

Dopo le scuole elementari prosegue gli studi, cosa rarissima per i ragazzi di quel tempo, al Real Collegio di Moncalieri, presso i Padri Barnabiti. "Giovanni si applica con impegno e riesce bene in tutto, distinguendosi superlativamente in matematica. Alla scuola dei Barnabiti si fa un'ottima cultura e cresce in un grandissimo amore a Gesù Eucaristico, fermandosi spesso in preghiera davanti al Santissimo Sacramento esposto davanti all'altare. Intraprende pure certe azioni che vengono dal cuore: andando e tornando dal ginnasio, si reca a prestar piccoli servizi a un cieco solo e abbandonato. Lui, in un mondo siffatto, ha in cuore un grandissimo desiderio: farsi prete. Tra i 15 e i 16 anni, lo dice chiaramente in casa: "Voglio farmi prete". I suoi genitori gli fanno notare quanti sacrifici ciò costerà loro, ma acconsentono. Papà gli risponde: "Che tu sia però un sacerdote tutto di Dio, un vero prete, non solo dì veste nera, ma di opere." Così, all'inizio di ottobre del 1864 entra in seminario. "Aiuta i compagni nello studio e, per i chierici più poveri che non possono comprarsi i libri, prepara dei grossi quaderni con la sintesi delle lezioni dei professori".

Dopo gli studi di filosofia inizia gli studi teologici e dopo le varie tappe della preparazione, percorso durante il quale frequenta anche don Bosco, il 3 giugno 1871, sabato di Pentecoste e vigilia della SS. Trinità, viene ordinato sacerdote. Viene assegnato, non ancora ventitreenne, all'importantissimo ufficio di assistente del Seminario di Chieri. "Assai preciso e vigile nelle sue mansioni, è mite, buono, comprensivo un fratello maggiore che viene incontro a tutti non solo con la parola giusta, ma anche con l'aiuto concreto a chi si trova nel bisogno". Dopo due anni diventa direttore spirituale nella stesso seminario. "L'apostolato vocazionale, lo esercita anche in famiglia. Ha capito assai presto che suo fratello Luigi, più giovane di lui dì tredici anni, desidera farsi prete ... Durante l'estate del 1875, con semplicità e decisione, don Giovanni parla della vocazione di Luigi al loro papà, assumendosi personalmente l'incarico di aiutarlo in ogni modo".



PARROCO A PANCALIERI

Durante tutto questo periodo don Giovanni continua anche a studiare e nel 1877 consegue la laurea in teologia. Nel 1881 diventa direttore spirituale del Seminario teologico di Torino, dove ritrova i chierìci che ha già guidato a Chieri, quando frequentavano il liceo. Ma nel 1882 diventa parroco a Pancalieri "grosso borgo a 30 chilometri da Torino, nella pianura bagnata dal Po e dal Pellice" dove farà ingresso nel mese di settembre. "Una mattina d'estate del 1882 (...) don Boccardo, in incognito, va a esplorare la parrocchia che gli è stata affidata: appena entrato in chiesa, vi trova il sacrista intento a togliere la polvere ... Vede la chiesa bella e grande, circondata da un paese abitato da gente laboriosa, dedita all'agricoltura. Scopertine/copre che ogni settimana si tiene pure il mercato con commercio di grano, granoturco, frutta, verdura, vino e bestiame. Si produce anche menta e canapa e vi lavorano molte ragazze e donne".

Continua è la sua preghiera davanti al Santissimo, che sarà sempre al centro della sua giornata. "Dunque è un prete che sta in chiesa e ci sta volentieri, per Dio e per i suoi. (...) prende a conoscere la sua gente, i suoi figli a uno a uno. Sono circa tremila gli abitanti di Pancalieri e vivono in gran parte del lavoro della campagna, dell'allevamento dei bachi da seta, della canapa. (...) Don Boccardo capisce subito che si tratta in gran parte di gente onesta, dalla pratica cristiana tradizionale: lui pensa subito a rendere i suoi più coscienti della vita cristiana, più ricchi di amore per Dio e per il Figlio suo Gesù Cristo. (...) Al centro di tutto pone la S. Messa festiva e l'istruzione religiosa all'omelia e ai Vespri di ogni domenica, come vera scuola di fede. È ascoltatissimo. Predilige i bambini, gli anziani, i malati, ...: La sua preoccupazione e il suo progetto dichiarato è che tutti i suoi parrocchiani vivano nella grazia di Dio, anche i più lontani e smarriti, che lui va a cercare nelle loro case.


IL FONDATORE

Poco dopo il suo arrivo nella parrocchia raduna attorno a sé una quindicina di ragazze, particolarmente impegnate nell'esperienza di Figlie di Maria. "Propone loro degli impegni semplici e grandi: la confessione frequente e regolare, la direzione spirituale, la Comunione ogni domenica, poi ogni giorno". Nel 1883 "La Pia Unione" conta già quaranta ragazze e quando nel 1884 in Piemonte scopertine/coppia il colera queste giovani si impegnano assiduamente e generosamente con i malati, seguendo don Boccardo che organizza i soccorsi senza risparmiarsi e senza paura del contagio. "Quando in autunno il colera scompare, il parroco vede che sono innumerevoli le ferite lasciate: ci sono poveri anziani e soli, a cui nessuno provvede. Ci sono famiglie che devono ritrovare lavoro e sicurezza, bambini e ragazzi cui donare amore ed educazione. Ispirandosi a "santi sacerdoti come don Cottolengo, don Bosco, don Murialdo, che in necessità simili hanno dato vita alle loro opere, pensa anche lui ad un'opera più stabile". Da subito deve provvedere a due uomini e una donna che dopo il colera non hanno più nessuno. "Subaffitta dal mugnaio la vecchia 'filanda' del paese. In pochi giorni la rende abitabile, mentre da alcuni più generosi riceve pochi mobili poverissimi per arredarla. Il 6 novembre 1884 già inaugura l'Ospizio, celebrando la Messa e servendo di persona il primo pranzo ai tre ricoverati". Poi chiede alle giovani della Pia Unione di donare la loro vita ai poveri e già alla fine del mese due sorelle decidono di andare a vivere con quelli dell'ospizio, dando origine alla Congregazione che accoglierà via via molte ragazze, con il nome di Povere Figlie di San Gaetano."

Ma don Boccardo non si è dimenticato di essere il parroco di Pancalieri. Fondatore lo è diventato proprio per non mancare ai suoi doveri di parroco", allargando anche la sua missione, predicando in altre parrocchie, andando a confessare nelle carceri di Saluzzo. A un certo punto però "teme di essersi allontanato dal grande ideale di santità cui ha sempre puntato: "Sono caduto nell'abisso della tiepidezza" (...) ma si rende conto che, in fondo, è solo passato dalla vita regolare di Seminario a quella rotta dalle fatiche in una parrocchia. Rinnova i suoi propositi:"Signore, tu mi sei corso dietro, con i rimproveri dei miei amici, di mio fratello, di mia mamma e con le osservazioni dei miei confessori'." "Sarà eroico nella santità personale, anche con la penitenza compiuta per amore di Dio (...) Si accontenta di pochissimo per il cibo e per il vestito, fino al punto di saltare pranzo e cena affinché l'abbiano i suoi poveri". Nelle varie vicende e difficoltà che incontra si affida a S.Giuseppe e a Gesù Eucaristico, seguito dalle "sorelle", che svolgono il loro noviziato alla scuola pratica e dura della croce. A poco a poco la fisionomia della Congregazione si fa più precisa: nel 1888, l'abito nero e il nome "Povere Figlie", che si completerà nel 1889, dopo che il parroco, avendo letto il mattutino con la vita del santo del giorno, Gaetano da Thiene (1480 1547) fu colpito dal suo stile, che corrispondeva a ciò che lui cercava di trasmettere al suo istituto: Gesù al centro di tutto, povertà e abbandono alla Provvidenza, amore ai poveri, la vita intera per Gesù nei poveri.


IL PRETE DELLA CARITA

"Nel corso del 1889 cresce il numero degli assistiti e insieme aumentano i debiti per "tirare avanti": i "puff", come in buon piemontese dice don Boccardo." Potrebbe vivere bene, in una bella canonica, invece vuole solo lo stretto necessario e "questo stile, non smette di raccomandarlo alle sue Figlie, affinché non chiudano le porte alla Provvidenza sprecando quello che essa manda. È stile di vera povertà evangelica. "Il nostro treno va avanti a puff" suole dire a proposito della sua opera. (...) La sua opera cresce in lunghezza e le suore la chiameranno "il treno merci". È un treno, però, che corre bene, con la grazia di Dio. Non manca mai la serenità, la gioia di vivere e di amare:' E negli anni successivi saranno aperti altri ospizi e ospedali fuori dalla diocesi di Torino, sempre con mezzi minimi, magari dormendo a turno, con un letto solo, mentre l'altra sorella è in chiesa in adorazione davanti al Tabernacolo. In seguito verrà anche sviluppata una loro vocazione missionaria.

"Vuole che siano sorelle e mamme per i più sofferenti: anche un bicchiere d'acqua dovranno servirlo su un vassoio per delicatezza verso i poveri 'vostri padroni'. Ha molte premure per le sue suore: "Per il vitto non fatevi dei torti ... Per poter lavorare occorre avere nutrimento sufficiente" (1898) "Per venire a casa (dalle Marche) è meglio che prenda la seconda classe, dove ci sono i caloriferi e i sedili soffici (1899)". Don Boccardo "condanna il peccato in tutte le forme, ma è di una dolcezza sconfinata nell'accogliere i peccatori, nel far sentire loro la misericordia di Dio che chiama con urgenza a cambiare vita, a riconciliarsi con Lui. Per questo, è sempre disponibile alle Confessioni e non smette mai di invitare a far tesoro del perdono di Dio. Dotato di un carattere forte e un po' impetuoso, si impegna a diventare mite e umile di cuore, come Gesù. (...) Attorno a lui e alle sue suore fioriscono veri prodigi di carità. C'è nei dintorni di Pancalieri un certo 'Bibi', famoso per le bevute abbondanti cui si lascia andare con conseguenze tristissime. È un pover'uomo che fa la spola tra prigione e aria libera per le prepotenze che compie in stato di ebbrezza.

Don Boccardo lo incontra un giorno alle carceri di Saluzzo dove è andato, come al solito, a confessare, e riesce a portarlo all'Ospizio, dove invita le suore a trattarlo con ogni riguardo. L'ubriaco, però, un giorno minaccia di uccidere la superiora. Don Boccardo ordina allora di trasferirlo in una stanza da solo dove le suore, sempre in due, gli avrebbero portato vitto e cure. Vinto dalla bontà del parroco e delle suore, un po' alla volta l'anziano cambia vita e chiede di confessarsi e di far la Comunione. Un altro, uscito dal carcere quasi cieco, tubercolotico, rifiutato da tutti, viene accolto da don Boccardo all'Ospizio. Lui stesso si intrattiene spesso con lui e gli rivela il mondo di Dio, ancora sconosciuto. In occasione di una festa, il poveretto è incaricato di rivolgere un indirizzo di saluto a nome di tutti. 'Padre gli dice quello sei tu che mi hai salvato ... Per mezzo tuo, ho ritrovato la mia dignità di uomo, il mio Creatore, il mio Dio ... Sono un naufrago che hai riportato a riva, un morto a cui la tua carità di sacerdote e di padre ha ridonato la vita ... Come posso dirti grazie?' E scopertine/coppia a piangere."

"Sicuramente però la prima carità che un prete deve offrire ai fratelli è dire loro la Verità su Dio e sull'uomo, sulla vita e sulla morte, annunciare Gesù Cristo che è appunto questa Verità, senza sconti, in tutta la sua bellezza, in tutte le sue esigenze, anche quelle che costano."

Nell'agosto del 1908 don Giovanni Boccardo, sessantenne, parte per un lungo pellegrinaggio "quasi a cercare ristoro presso Maria Santissima (...) e ritrovare forze sull'esempio di grandi modelli del clero": va a Lourdes, Paray le Monial, Ars, Lione e scrive ai parrocchiani lettere commosse e piene di stupore di fronte alle esperienze in cui si imbatte.

"Nel 1911 (...) è in piena attività su diverse linee. Si avvicina però l'ora della croce che imprimerà l'ultimo tratto al suo cammino di santità. Il 26 maggio, terminata una predicazione a S. Maurizio Canavese, sulla via del ritorno si reca a Torino per prendere il tram per Saluzzo. In via Nizza, tuttavia, cade a terra, balbettando parole sconnesse." Provvidenzialmente viene soccorso dalle sorelle Tranquillina e Virginia, che si trovavano all'appuntamento per il tram, e da un conoscente, di passaggio in automobile, che si mette a disposizìone. A casa, il fratello don Luigi e suor Gaetana, la superiora, chiamano con urgenza diversi medici che però possono solo confermare che, colpito da emiparesi, Don Giovanni, sarà paralizzato finché vivrà.

"Per un mese rimane a letto di continuo (...). Si alternano momenti di miglioramento e di peggioramento: ha bisogno di molte cure, di continua assistenza, impedito com'è nei movimenti. Ma rimane lucido e riesce a parlare, sebbene a fatica." E continua ad essere pieno di premure per quelli che gli sono intorno. Celebra ancora un'ultima volta, assistito da un vice parroco, poi "gli rimane solo la grande gioia di poter ricevere ogni giorno, in cotta e stola, Gesù nella Comunione e di sgranare tanti Rosari alla Madonna, ricordando tutti nella preghiera interminabile. Questa sarà la sua vita per 31 mesi. È però assai contento quando lo portano in carrozzella tra i malati e gli anziani del suo Ospizio, ormai diventato uno di loro. (...) Diventa per loro un meraviglioso esempio di bontà e di sopportazione, di rassegnazione e di amore per la Croce. " A un certo punto fa molta fatica a deglutire e si dispera di non poter più ricevere la Comunione: "Neppure più Gesù ... Fiat, fiat ...". Poi migliora e si spera in una possibile guarigione. Viene portato al Santuario della Immacolata al Selvaggio di Giaveno e riceve nuova forza per il suo ultimo tratto di cammino sulla terra.

"Il giorno di Natale del 1913, il Padre vuole andare al ricovero dove distribuisce a tutti ../../../../ di Gesù Bambino, molti confetti e dolcissime espressioni di affetto con gli occhi colmi di lacrime. (...) Ormai è proprio vicino alla sua ultima ora. La notte del 26 dicembre la trascorre tra gravi sofferenze. Il 27 gli viene amministrata l'Unzione degli infermi. Il 28 sembra riprendersi e in chiesa tutti pregano per lui. Il 29 riceve ancora Gesù nella comunione (...). Nella notte successiva è l'agonia. Al mattino riceve il Vescovo Ausiliare di Torino, suo amico, che gli porta la benedizione del cardinale arcivescovo e del Santo Padre Pio X. Alle 6.30, don Giovanni Boccardo vede per sempre Dio. È il 30 dicembre 1913."